Iniziamo il nostro ciclo di interviste con la fantastica Irene Berni, blogger, fotografa e imprenditrice, che ormai da anni lavora nel Bed & Breakfast di famiglia, il bellissimo Valdirose, una villa della seconda metà del XIX secolo.
Con quale idea è partito il vostro lavoro del Valdirose e come si può riassumere oggi?
Per necessità. E' stata un’idea di mio padre. L’ha fatta partire per poter mantenere questa casa. Sia io che mia sorella avevamo altri lavori, io avevo un mio negozio e non pensavo di fare parte di questa nuova attività ma ho iniziato piano piano ad entraci. Mi ricordo che partii per una vacanza in Francia vidi una zuccheriera. Pensai quando bene sarebbe stata nel Bed & Breakfast di famiglia. Da lì sono entrata e non sono più uscita.
Per me e Paolo si è evoluta, è ancora in evoluzione in realtà, però si è evoluta seguendo la nostra creatività. È stato un po’ il mezzo per farci realizzare tutte le idee che avevamo in mente. Tutto quello che ci passava per la mente l’abbiamo potuto fare. Quello che all’inizio era una zavorra, con gli anni e con la fatica è stato un po’ il nostro gioco, il nostro divertimento, il nostro lavoro, la nostra realizzazione, insomma un po’ tutto.
C’è una cosa particolarmente importante per te, che hai imparato da “grande”, che ti avrebbe reso la vita più facile se l’avessi saputa prima?
Sì, è una cosa che dico sempre, cioè imparare a porre dei limiti, a dire di no. Purtroppo quando inizi con un’attività hai voglia di essere accondiscendente con tutto e tutti, ma in realtà nel lavoro è importantissimo mettere dei limiti. A volte si creavano delle circostanze in cui non avevo più la situazione sotto controllo e soffrivo nel farlo vedere al cliente che magari nel frattempo era diventato quasi un amico. Sono tutte quelle situazioni in cui si perdono un po’ di limiti, invece è importante stabilire tutti i ruoli e stabilire un po’ i tempi.
Tu sei un’ispirazione per tante donne imprenditrici, qual’è il tuo modo o filosofia lavorativa e di vita per superare gli ostacoli che si affrontano quotidianamente con una attività propria?
Sicuramente ci sono varie armi. La prima è quella di non essere soli, di avere una piccola squadra che sia una persona che comunque lavora con te, ma può essere anche una persona di famiglia, come nel mio caso con Paolo. Ecco per me sono stati prima il mio papà e poi Paolo quando è entrato. La squadra è importantissima, perché comunque ti fa razionalizzare un po’ tutti i problemi, ti fa vedere con più lucidità come puoi affrontare le cose, ti valorizza, ti da carica, ti fa sentire una persona speciale e ti fa vedere tutto quello che di buono hai fatto.
Poi io ho una tecnica che utilizzo spesso, e cioè quando devo affrontare un problema, penso a tutte quelle cose che non avrei mai immaginato che sarei stata in grado di superare. Me le riguardo tutte, vedo come le ho superate, come sono andata avanti e come non solo le ho superate ma mi hanno dato proprio la spinta per fare passi da gigante, quindi mi conforto. In realtà sembra una sciocchezza, però alcune cose, alcuni malesseri, durano uno due giorni e lì per lì pensi che sia una cosa pesantissima ma magari dopo una settimana per questa cosa non ci starai nemmeno più male. E magari per una sciocchezza mi rovino anche una serata con la mia famiglia, ma se mi metto a pensare: "tanto tra una settimana non ci penserò nemmeno", migliora tutto. E la settimana dopo dico: “effettivamente, vedi, me ne sono dimenticata”.
Hai una persona, come è successo per Mimina con il nonno, che ti ha aiutato trovare la tua strada o che ti ispira?
Questa è una bella domanda. Sì sicuramente i familiari, in particolare mia nonna è una persona che mi ha ispirato proprio per le caratteristiche della sua persona, per come era lei. Però ho un carattere molto diverso da quello di mia nonna, ho questo pelo sullo stomaco che mi permette di arrivare dove non immaginavo sarei arrivata, una determinazione che mi fa dire: "no questa cosa non posso farla", anche se prima ne avrei fatte mille, e decido che ora non è più il momento. Lo faccio un po’ con tutto, nel lavoro, oppure con le persone che mi rendo conto che mi fanno stare male e decido per esempio di non fare una collaborazione perché con quella persona, a pelle, non ci sto bene e io voglio star bene. Ecco in questo probabilmente mia nonna era molto più pacifica.
In questo momento sono molto ispirata dalla persona che vorrei diventare, ecco mi faccio ispirare da quello. Ho un mio ideale, che comunque è un po’ un misto tra tutte le grandi personalità che ho conosciuto nella mia vita, che sono comunque persone semplici come appunto la nonna, ma anche mia mamma stessa. Ma a volte vorrei fare delle cose che vedo anche in mia figlia, quella sicurezza in se stessa dell’adolescente, quel tipico modo di fare per cui spaccheresti tutto e ti domandi “ma perché questo modo di fare l’ho perso? Questa cosa la rivoglio". Mi lascio ispirare da questo mix che però è la persona a cui tendo e a cui ambisco di diventare un giorno. Poi a livello lavorativo, come imprenditore, mio padre mi ha ispirata moltissimo, perché sia a livello lavorativo che nella vita sono molto simile a lui. Purtroppo dopo 43 anni so che non riuscirò mai ad avere lo charme che ha lui con le persone, ormai mi sono arresa. Lui riesce davvero a comunicare con tutti con un sorriso, è proprio una persona a cui tutti vogliono bene.
La bellezza che trovi nelle cose semplici e in tutto ciò che crei ha anche un lato sostenibile. Pur non pubblicizzando in modo evidente questo aspetto, sembra che sia una parte molto importante del tuo essere e dell’essenza del Valdirose. Cosa significa per te vivere in modo sostenibile?
Sostanzialmente, se dovessi trovare un sinonimo della parola sostenibilità, anche se a livello di italiano non è corretto, mi verrebbero in mente parole quali gentilezza e educazione, perché alla fine se sei gentile con il mondo e con l’ambiente vuol dire che sei una persona che vive comunque in modo sostenibile. Anche l’educazione è fondamentale. Se penso ci sia una cosa che fa male a qualcuno, scelgo un’altra cosa che non fa male a nessuno, è un modo di vivere con quei valori che prima, forse forzatamente, le generazioni passate avevano. Come ad esempio il domandarsi la necessità di buttare via dieci litri di acqua e cercare di usarne uno. Sono quelle cose, come l’educazione al risparmio, che forse un po' ho innate perché ho vissuto momenti in cui ho dovuto risparmiare, e un po’ perché veramente se spreco qualcosa ci sto male. Basterebbe che uno vivesse con un po’ più di gentilezza verso il mondo e verrebbe tutto in automatico. A volte è solo perché non ci si pensa, perché se ci si pensasse con un pochino di buon senso verrebbe naturale a tutti. Quando c’è la consapevolezza, la buona intenzione già c’è.
Come ultima domanda, puoi dirci qual è la tua granola Mimina preferita?
Fammici pensare. Allora, quella che ultimamente ho mangiato più spesso è stata quella Cacao&Nocciola, sono golosa. La granola Mela&Cannella è la preferita di Paolo, ma sicuramente il mio gusto preferito è Uva&Mandorle, da abbinare allo yogurt al caffè!
written by Francesca D'Antonio e Costanza Levi della Vida